domenica 9 settembre 2012

The Shadow of the Past

Mi ci è voluto un pezzo per fare mente locale su quello che ho fatto in due settimane.
Il tempo a Londra è dilatato, sono qui da poco più di 15 giorni e sembrano già passati mesi!
Sarà il cambiamento, sarà l'atmosfera attiva che si respira quando si avvicina l'autunno, o più probabilmente sarà questa città: tutti qui arrivano e se ne vanno continuamente, si conoscono tante persone in tempi brevissimi e si impara a lasciarle andare altrettanto velocemente.
Andando via da New Cross abbiamo lasciato indietro diversi amici... italiani(tanti), greci (di più), tedeschi, portoghesi, argentini... e anche il tipo giapponese che dormiva nella cuccetta sotto alla mia, che di giorno a malapena ci rivolgeva la parola mentre di notte strepitava in giapponese in preda agli incubi... un po' mi mancherà. 
Ma in un attimo sono arrivati la nuova casa e i nuovi coinquilini e il trasloco e la spesa e la ricerca di una copisteria per volantineggiare i curriculum. 
La vita scorre lenta, ma Piena.

Il tutto nella più perfetta estate inglese (alla faccia di chi dice che a Londra piove sempre).


Nella nuova casa (a Fulham) siamo in 9, per lo più studenti. Per raggiungere il bagno devi farti tre rampe di scale e la cucina andrebbe sterilizzata, ma la casa è vivace, il via vai è in qualche modo rassicurante e, per provvidenza divina, la nostra finestra da proprio sul vialetto d'ingresso.
La sera io e Uma inforchiamo gli occhiali e, da brave vecchiette spione del "neighborhood" in versione high-tech coi portatili accesi, di quando in quando spostiamo appena le tende per spiare i soggetti di passaggio.

C'è poco tempo per gli sketch, ma certe occasioni sono imperdibili! Ecco Uma che calza soddisfatta i suoi nuovi stivali per la pioggia...




giovedì 23 agosto 2012

A Long-expected Party

Inevitabili, come la morte e le tasse, ci sono i saluti.
"Conosco la metà di voi solo a metà e nutro per meno della metà di voi metà dell'affetto che meritate".
I più strani sono quelli con gli amici, anche quelli che non sapevi di avere: succede che quando decidi id partire iniziano a spuntare conoscenti come porcini  in un piovoso Settembre. "Che brava, vai a Londra? Davvero? E come-cosa-quando-perché parti?"
E che sarà mai? Si tratta di spostarsi al Centro Immigrati Italiani all'Estero... e chi vivrà vedrà.
Poi ci sono i saluti con gli amici recidivi, quelle singolari persone che a un certo punto della tua vita han deciso di dileguarsi nell'etere, e che come folletti natalizi rientrano in scena ad effetto, come nelle migliori soap.
Bello guarda che il motore ad accelerazione di improbabilità lo hanno già inventato, Douglas Adams docet.
Poi ci sono i saluti che non ricevi ma che avresti voluto, e quelli fanno male.
Infine, i saluti con la famiglia, tragicomici. Che iniziano circa una settimana prima e continuano a ripetersi in un crescendo di commozione. Come se stessi partendo per la guerra.
Anche Uga mi guarda di sotto in su quando la vado a salutare... ah no. Voleva solo altra frutta.
Maledetta ingorda.



Dopo tutto questo, preparativi, magone, cambi di rotta e corse contro il tempo, alla fine non c'è più niente da dire. Qualunque cosa tu creda di fare alla fine ti ritrovi esattamente dove dovresti essere. Ecco dove mi sono ritrovata io!



Foto gentilmente concessa da Dayana "Uma" Coppini: la vista dall'ostello di Southwark in cui mi trovo.
Il quartiere è aperto e trafficato, pieno di chicche, dai pub completamente decorati in pura street art ai cassonetti pubblici pezzati come le mucche.... Anche l'ostello è in tono con il resto della zona: le pareti e le soglie delle porte sono riempite di schizzi e ritratti di persone a grandezza naturale!!




mercoledì 22 agosto 2012

Prologue

A Hobbiville ancora per un giorno.
Vittoriosa contemplo le valige quasi pronte - impresa portata a termine sfiorando un grave (ma non imprevedibile) collasso emotivo delle sinapsi: questo lo porto, quest altro no, anzi sì, quello assolutamente... oppure no, meglio l'altro invece. Asciugamano, cambio, spazzolino, medicine.... e scelta delle scarpe.
Il tutto in un bel trolley. 
Fucsia. 
Eh sì, perché se corri a comprare una valigia quando i saldi sono quasi terminati tocca accontentarsi di quello che c'è. Che orrore.
E poi la borsa, l'irrinunciabile libro (stavolta tocca a "A Portrait of the Artist as a Young Man" di Joyce) e ovviamente il portatile.
Che poi, dopo tutta la fatica, ti rendi conto che quello che ti serve davvero è quello che ti metti addosso. E infatti, io il portatile lo terrò stretto al mio corpo dall'imbarco fino all'atterraggio, aderirà come i lembi del sacchetto di plastica in cui si cercano di infilare le verdure al supermercato.
Si rubassero pure tutti i miei cambi di vestiti, fino all'ultimo paio di mutande, ma nessuno toccherà il mio piccolo!!! ...sono nerd, fatevene una ragione.